Sempre più spesso, i calciatori sono costretti a saltare parecchie partite a causa di infortuni muscolari, traumi distorsivi, lesioni, strappi, affaticamenti. Ci si chiede come sia possibile che degli atleti seguiti dai migliori personal trainer e che seguono un’alimentazione così studiata, si ritrovino a fronteggiare un problema simile.
Gli infortuni possono avvenire a causa di sfortunati eventi come, per esempio, delle entrate violente da parte di un avversario, e questo può accadere ovunque, ma in Italia gli infortuni rimediati “da soli” hanno raggiunto numeri altissimi.
Risulta lecito interrogarsi sulla matrice di questi dati e chiedersi perché negli altri maggiori campionati europei la frequenza di questi infortuni è notevolmente minore. Dati alla mano non può essere solo una questione di sfortuna.
Troppi allenamenti
In Italia siamo legati ad una concezione dell’allenamento molto antica. Erroneamente, si pensa che più ci si allena e più si arriva preparati in partita. In realtà è stato dimostrato da diversi studi universitari che non è così.
In Inghilterra e in Spagna, che sono i campionati che producono le squadre più vincenti in Europa e nel mondo, ormai sono anni che ci si allena concentrandosi molto più sul pallone che sul piano atletico. Il riposo risulta fondamentale per il recupero e di conseguenza la prevenzione di infortuni. La biologia umana ci rivela che l’uomo non è abituato a sforzi così intensi in modo così frequente.
L’unica arma che il corpo ha a disposizione per mandare un segnale, è quella del dolore alla parte che si ritrova ad essere sottoposta a un eccessivo carico di stress.
Nella concezione ormai vecchia che abbiamo dell’allenamento in Italia, tendiamo a escludere le partite come allenamenti, quando in realtà lo sono eccome. Addirittura, se riflettiamo razionalmente, la partita è l’allenamento più intenso e dispendioso sia sul piano fisico che su quello mentale.
Purtroppo, gli allenatori in Italia sono addirittura propensi a caricare di ulteriore lavoro i giocatori dopo una partita andata male e ci convinciamo che un carico di lavoro extra sia la giusta “punizione” per rimettere in riga la rosa dopo una prestazione deludente.
La preparazione atletica
In Italia siamo legati a una convinzione che la preparazione atletica sia fondamentale per poter tenere alto il livello atletico dei calciatori. Basti pensare, per esempio, a un allenatore come Zeman che prima di ogni campionato organizzava dei ritiri che si trasformavano in veri e propri incubi per gli atleti, sottoposti a intensissime sedute di lavoro con carichi spaventosi.
Le squadre spagnole, per esempio, non fanno la preparazione atletica e sappiamo benissimo quanti titoli abbiano portato a casa e che condizione atletica abbiano i calciatori. Infatti, siti come 1win quotano i club spagnoli sempre tra i favoriti per la vittoria delle competizioni europee. In Liga è molto difficile vedere i giocatori alle prese con infortuni, come la rottura del legamento crociato oppure strappi o affaticamenti muscolari.
Nel calcio contano i dettagli
I preparatori atletici moderni si sono resi conto di quanto dettagli a prima vista insignificanti possano avere a che fare con la tenuta fisica degli atleti. La postura, per esempio, è una questione molto sottovalutata: in realtà, c’è una forte correlazione tra la postura e gli infortuni. Piccole asimmetrie posturali possono portare a infortuni gravissimi.
Se si spensa a uno sprint di un calciatore che carica il peso del proprio corpo più su una gamba che su un’altra per questioni posturali, risulta ovvio che alla lunga i muscoli si adattino a quel tipo di postura e si sviluppino più su una gamba. L’arto debole disabituato al peso corporeo, se sottoposto a un improvviso cambio di direzione, non sarà in grado di reggere una massa che non può sopportare.
La pesistica
In Italia l’allenamento con i pesi viene visto come una pratica che appesantisce i giocatori. In realtà, se studiato e personalizzato, è un metodo utilissimo per far performare al meglio i giocatori.